Nell’articolo “Nel rispetto dei dati nella letteratura scientifica” il Dott. Enrico Pedoja risponde al medico pisano che, in in un suo scritto, non privo di velate insinuazioni e maldicenze nei confronti della nostra categoria, pare abbia utilizzato in modo maldestro le fonti citate a sostegno delle tesi esposte.
Mentre Bertold Brecht, che stava dalla parte del torto perché non stava dalla parte del padrone, si starà rivoltando dalla tomba per l’incauto uso di un suo aforisma, una cosa è certa: quelli che nell’elaborato dell’ineffabile professionista vengono definiti “patrocinatori interessati” sono seccati, per usare un eufemismo, per le generalizzazioni del presidente sia di una associazione medico-giuridica che di una società for profit che distribuisce incarichi medici o che, scavalcandoli, ha mandato di valutare il danno “à la carte”, la nuova moda imposta da qualche Stranamore direzionale.
E’ surreale poi che, nell’articolo, si affermi “La mancanza di risorse economiche rischia di portare alla contrazione dei risarcimenti dei macrodanni, e come già scritto in un precedente articolo me ne rammarico profondamente; ed è ancora più triste pensare che si prospetti la negazione di diritti fondamentali a persone che hanno perso l’autonomia psicofisica per tutelare ad oltranza interessi risibili ed inconsistenti.”
Ci dispiace ma non siamo commossi né abbiamo il cuore infranto per tale compassionevole pensiero perchè sappiamo che l’associazione da lui sempre presieduta si è già resa protagonista dell’elaborazione delle tabelle medico legali per i macro-danni, mitigata dal rischio di pesanti derive involutive solo tramite l’integrazione, all’ultimo momento, da parte dell’allora Ministro Sirchia, con altri professionisti indipendenti nei lavori di una commissione ministeriale dove le compagnie stavano facendo il bello e il cattivo tempo.
Non abbiamo poi visto l’ineffabile professionista né promuovere, né difendere le tabelle milanesi dal rischio dell’approvazione del decreto “ammazza risarcimenti”. Abbia quindi il buon gusto di tacere su tale argomento o schieri apertamente la sua associazione con un documento che appoggi in toto le istanze promosse dall’Associazione Familiari Vittime Della Strada.
In buona sostanza chi, ergendosi a novello moralizzatore dei costumi, vuole dare lezioni di etica, scienza e sociologia faccia, se gli resta del tempo, il suo mestiere astenendosi dal mettere in cattiva luce colleghi, danneggiati e patrocinatori.
A maggior ragione quell’associazione non avrebbe dovuto affermare, come ci risulta da una recente lettura (a pag. 131), degli esiti dell’indagine conoscitiva sulla RC auto dell’Antitrust “Spesso, al solo fine di ottenere risarcimenti maggiori, i danneggiati producono certificazione relativa a esami strumentali che nulla hanno a che vedere con detta patologia, il che comporta un aumento dei costi dei risarcimenti per le compagnie a titolo di spese mediche oltre a indurre sopravvalutazioni fuorvianti del danno […] l’intensità dei fenomeni speculativi connessi alle lesioni micro-permanenti e, in particolare ai colpi di frusta, risulta amplificata dall’esistenza di una filiera di intermediari attivi nel campo dell’infortunistica stradale, che, a vario titolo intervengono nella gestione del sinistro. L’intervento di tali intermediari […] che spesso agiscono come veri e propri “collettori di sinistri”, spesso produce l’effetto di far lievitare i risarcimenti corrisposti dalle compagnie; si può rilevare che colui che ha subito il sinistro percepisce soltanto una piccola parte del risarcimento corrisposto dalle compagnie per un “colpo di frusta” .
La smettessero questi signori di insultare e di lamentarsi di ciò che loro stessi hanno voluto e che sta creando un grave disagio ai danneggiati che sono costretti a leggere, solo quando assistiti da un professionista e non lasciati in balia delle assicurazioni, relazioni striminzite, obbedienti a diktat direzionali e prive ragionamenti sostanziali sul nesso di causa. Questo modus operandi non fa altro che aumentare la litigiosità e il contenzioso giudiziario con conseguente aggravio di costi
Ma dal momento che noi non amiamo le generalizzazioni, registriamo che vi sono medici legali assicurativi che mal digeriscono una norma così cervellotica e cercano di mettere le loro mandanti, almeno le più sagge, in grado comporre stragiudizialmente le vertenze cercando, quando è possibile, di integrare i loro elaborati peritali con notazioni sul nesso di causa e con valutazioni di carattere clinico serie e circostanziate.
Il medico pisano si lamenta poi nei confronti di alcune “strategie ostruzionistiche”, per esempio quella di chiedere al fiduciario di compagnia di visitare il danneggiato presso lo studio del medico legale di parte.
E’ forse ostruzionismo pretendere di essere visitati in presenza del proprio consulente medico-legale e nello studio dello stesso?
Possiamo inoltre affermare che qualcuno, da domani, potrebbe anche chiedere di sostituire il medico incaricato dalla società collettrice di mandati medico legali in quanto il suo presidente ha un palese pregiudizio nei confronti della generalità delle controparti.
Aggiungiamo inoltre che prendersela con i giudici o con i loro consulenti è uno sport nazionale, prendersela poi con quelli milanesi altrettanto.
In conclusione, non vi è dubbio che l’attuale momento critico della medicina legale assicurativa sia in buona parte dovuto al meticoloso lavoro del “pensatoio pisano” e dei lobbisti pro-assicurazioni, tra parlamentari e oscuri funzionari ministeriali.
I medici legali che si ritrovano senza quegli incarichi definiti di “bassa professionalità” o che sono scavalcati dagli accertamenti cartolari o dai liquidatori che propongono a tamburo battente liquidazioni a stralcio sanno chi ringraziare.
Stefano Mannacio
(Presidente CUPSIT)
Esprimo la mia più totale solidarietà al dott. Stefano Mannaccio per la risposta data a questo presunto “scienziato pisano della medicina”.
E’ proprio vero che a pensar male si fà peccato, ma spesso ci si azzecca …. Ovviamente mi riferisco allo scienziato di cui sopra.
Un grazie al Vs. sito